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Consumo energetico in UE: l’efficienza è ancora lontana

Stando ai dati forniti dall’Eurostat per il biennio 2017-2018, l’UE è ben lontana dal raggiungimento degli obiettivi di consumo dell’energia per il 2030. Molto impegno è necessario da parte delle realtà in campo. La conversione alla tecnologia adiabatica può avere il suo ruolo.

Obiettivi di efficienza 2020 e 2030: il target è ancora lontano

Sebbene alcuni Stati dimostrino risultati incoraggianti, gli sforzi dei Paesi dell’Unione Europea non sono ancora focalizzati sui target di consumo energetico. Secondo i dati Eurostat 2017-2018, i consumi relativi all’UE a 27 membri indicano un ristagno del -0.71% relativo all’energia primaria con 1376 Mtoe (Tonnellata Equivalente di Petrolio) e un rialzo del +0.02% nei consumi di energia finale con ben 990 Mtoe consumate.

In prospettiva dei target di 1128 Mtoe per l’energia primaria e di 846 Mtoe per l’energia finale, il prossimo decennio richiede un cambio di marcia.

L’energia nell’UE: dove sono le maggiori perdite?

Se si considera il consumo relativo alla richiesta energetica domestica che costituisce il parametro dell’energia primaria, i dati Eurostat indicano una seppur lieve tendenza al cambiamento delle abitudini nel consumo energetico.

Il dato del consumo finale indica però che c’è ancora tanto lavoro da fare per ottimizzare i settori della distribuzione e dei processi tecnologici di utilizzo dell’energia. I Paesi europei stanno rispondendo in maniera eterogenea alla sfida del prossimo decennio. Stando ai dati Eurostat per il 2018, solo 11 Stati su 27 hanno fatto meglio del 2017.

Il futuro guarda all’efficienza energetica

Date anche le più recenti direttive dell’UE in merito al cambiamento climatico ormai in atto, l’inversione di tendenza in direzione di politiche di green economy sembrerebbe segnare il passo in previsione del target del 2030.

L’attenzione alle fonti di energia rinnovabile deve però scontrarsi con l’inefficienza dei sistemi ad oggi in funzione. Il grande dispendio energetico nel campo della climatizzazione può essere un esempio dell’arretratezza tecnologica di molte realtà europee.

Sfruttando il principio fisico del trasferimento di calore dall’aria al vapore acqueo, un raffrescatore evaporativo esprime un grande potenziale nell’abbassare la temperatura di aree chiuse di grandi dimensioni come allevamenti, industrie e centri commerciali.

Prospettive d’investimento nella tecnologia adiabatica

Basandoci su numerosi case studies condotti negli anni in diverse realtà mondiali, la conversione dei vecchi impianti di condizionamento verso la tecnologia adiabatica può offrire ottimi margini di crescita sia per il ridotto impatto economico sia per quanto riguarda il guadagno in termini di comfort e qualità dei servizi offerti.

Stando alle evidenze nelle grandi realtà aziendali sia del comparto industriale sia del settore zootecnico, l’impiego di raffrescatori industriali ha apportato un ritorno d’investimento nell’arco di 3 anni, se solo si considera il notevole risparmio energetico e la riduzione dei costi di gestione degli impianti.

I benefici più di lungo periodo costituiscono però il reale valore aggiunto per chi si affida all’utilizzo del raffrescatore evaporativo. Non a caso grandi aziende, ospedali di riferimento, istituti scolastici e molte altre realtà stanno adottando questo tipo di metodica per contribuire al raggiungimento del target energetico europeo.

 

 

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