Umidità Relativa Ottimale: benessere termico sul luogo di lavoro
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Le norme di comportamento anti-contagio sul posto di lavoro
Sui posti di lavoro, in particolar modo in situazioni particolarmente affollate come possono essere quelle che si verificano in alcune aziende e realtà industriali, l’osservazione di un rigido protocollo di norme igieniche è indispensabile per contenere al massimo il rischio di contagio da Covid-19. Specialmente quando ci si trova ad affrontare una delle tante varianti del virus, che secondo l’evidenza scientifica sembrano avere una notevole carica virale e un preoccupante tasso di contagiosità, occorre essere ancora più rigorosi.
Le misure anti contagio da mettere in atto per ridurre l’infezione, compresa quella causata dalle varianti, prevedono un distanziamento fisico di almeno 2 metri tra le persone. Il consiglio acquista maggior valore nei momenti in cui si rimuove la mascherina come accade, per esempio, in pausa pranzo o nelle pause caffè. L’utilizzo della mascherina FFP2, da sostituire con frequenza, la disinfezione e il lavaggio accurato delle mani per almeno 2 minuti, l’igienizzazione di oggetti di uso comune, di superfici, telefoni e tastiere, affiancate ad una buona aereazione dei locali sono le regole indispensabili per un contenimento dei contagi. Attenzione anche a una buona manutenzione dei sistemi di climatizzazione che, se non sottoposti ad adeguata pulizia, possono acutizzare il rischio di contagio per via aerogena.
Zona rossa e lavoratori a rischio
Anche in zona rossa sono numerose le categorie di lavoratori che mantengono inalterata la loro attività. Industrie alimentari e del settore dei surgelati, aziende di elettronica e di articoli per la comunicazione, il settore dell’agricoltura e dell’allevamento e, naturalmente, gli ospedali e l’intero ambito della salute, sono solo alcuni dei campi che si mantengono operativi in zona rossa.
Se la collaborazione e il senso di responsabilità di ogni singolo lavoratore sono indispensabili per tenere a bada il contagio, è anche vero che, specialmente per quanto riguarda l’aerazione dei locali, anche il datore di lavoro può fare molto. Come già detto è indispensabile una buona manutenzione dell’impianto di climatizzazione, tuttavia si potrebbe fare un passo in più e pensare di sostituirlo con dei raffrescatori evaporativi. Una soluzione decisamente innovativa e particolarmente salubre che non tutti conoscono e che, di conseguenza, è bene approfondire.
Raffrescatori Evaporativi: aria salubre e risparmio di energia
Anche in condizioni normali ma, come è ovvio, ancora di più quando ci si trova a dover fronteggiare una pandemia, la qualità del microclima in qualsiasi ambiente lavorativo non deve essere sottovalutata. A questo proposito i raffrescatori evaporativi industriali sono una soluzione avanzata di climatizzazione che si fonda sul principio della termodinamica.
In altre parole l’aria, a seconda della sua temperatura, assorbe dosi variabili di vapore acqueo. Il processo porta a una perdita di calore dell’aria e a un calo della temperatura. Affidandosi ai raffrescatori viene così eliminato il surriscaldamento dei locali di lavoro, sia chiusi che aperti, ad esempio, gli ambienti industriali ma anche gli allevamenti.
Il ricambio dell’aria si mantiene costante: l’aria non viene riciclata ma è continuamente prelevata dall’esterno. Vengono così ridotte polveri, germi e odori stagnanti che
caratterizzano alcuni settori di produzione.
I tradizionali condizionatori portano con sé secchezza del naso e della gola e costringono a mantenere chiuse le finestre per non disperdere la frescura, aumentando la formazione di aria viziata e la presenza di virus e di batteri, oltre ad essere dispendiosi in termini di consumi e manutenzione. I raffrescatori evaporativi industriali, in modo del tutto ecologico, mantengono invece costante l’umidità dell’aria e consentono di avere degli ambienti di lavoro salubri senza costi di consumo eccessivi.